Isabella Stewart Gardner: una bostoniana ad arte
Isabella Stewart Gardner nacque ricca ed educata ad essere un modello di femminilità vittoriana. Si sposò con la parte alta della società di Boston, ma non si sentì mai vincolata dalle convenzioni del suo tempo e del suo luogo. Il suo comportamento spesso faceva storcere il naso o sgranare gli occhi, ma nessuno poteva negare che avesse un gusto nell’esplorare nuove idee e nuove culture.
Ancora più importante, aveva una visione così come la volontà e la ricchezza necessarie per realizzarla. Il suo sogno era quello di creare un museo che permettesse ai bostoniani di sperimentare la grande arte in un ambiente personale nella propria città. “Decisi che il più grande bisogno nel nostro Paese era l’Arte… Eravamo un paese giovane e avevamo pochissime opportunità di vedere cose belle, opere d’arte…. Così decisi di farne lo scopo della mia vita, se avessi potuto.” La sua Fenway Court, ora chiamata Isabella Stewart Gardner Museum, aprì nel 1903 dopo cinque anni di pianificazione.
Nativa di New York (1840), di ottima famiglia, all’età di 16 anni, accompagna i suoi genitori in un Grand Tour dell’Europa, tanto in voga all’epoca. Durante una successiva visita a Parigi, incontra John “Jack” Lowell Gardner Jr., figlio di una delle famiglie più ricche di Boston. Si sposano nel 1860 e si trasferiscono nella casa di Beacon Street, regalo di nozze del padre di lei.
Già appariscente prima del matrimonio, Isabella lo divenne ancora di più dopo. Dava grandi feste e spesso intratteneva i leader dei circoli artistici, letterari e musicali di Boston. Brillante e intellettualmente curiosa, intraprende un processo di auto-educazione, frequentando lezioni ad Harvard e leggendo estensivamente.
Per uscire da una profonda depressione causata dalla prematura morte del figlio di due anni, segue il consiglio del dottore che le suggerisce di viaggiare per sollevare lo spirito. E così fece, con suo marito, intraprendendo un lungo viaggio in Europa. La terapia funzionò, tanto che la coppia cominciò a viaggiare regolarmente.
Isabella Gardner che era interessata a diverse forme d’arte, amò anche scoprire culture diverse. Negli anni 1880 la coppia fece viaggi di esplorazione artistica in Europa, Medio Oriente, India e Asia. Ma la sua città preferita era Venezia: l’amore per questa città divenne il modello del suo futuro museo a Boston.
Alla morte del padre, Isabella eredita un’ingente somma che le consente non solo di viaggiare per ammirare l’arte, ma anche di acquistarla. Assume un consulente, Bernard Berenson, un brillante giovane laureato ad Harvard, e con la sua guida, accumula una collezione sorprendente di dipinti, mobili, tessuti e oggetti provenienti da tutto il mondo. Ammira soprattutto la pittura e la scultura europea e acquista opere di Tiziano, Rembrandt, Michelangelo, Raffaello, Botticelli, Duccio da Bonsinsegna, Giotto…solo per citarne alcuni. Isabella sigilla la sua reputazione di seria collezionista, e se da un lato i bostoniani ne furono affascinati dall’altro si scandalizzavano dal suo comportamento poco ortodosso. E’ un’appassionata intrattenitrice e le sue feste sono spesso oggetto di pettegolezzi. Le piace andare alle corse, all’hockey universitario e alle partite di calcio, persino alle partite di baseball – tutte attività che non rientravano nella sfera di passatempi di una vera signora di Boston. Quando sorgevano pettegolezzi e speculazioni che la riguardavano, Isabella semplicemente rispondeva “Don’t spoil a good story by telling the truth!“
Mentre raccoglieva i suoi tesori d’arte, li mostrava nella sua casa a Beacon Street. Si fece poi ritrarre dal grande artista di Boston John Singer Sargent. La scoperta del ritratto a figura intera, con la scollatura bassa del suo vestito e le curve sensuali della sua figura, creò scandalo. Suo marito rimase così sconvolto che proibì che il dipinto fosse esposto pubblicamente durante la sua esistenza.
Verso la metà degli anni 1890, “Mrs. Jack”, come veniva spesso chiamata, si rese conto che la sua collezione aveva superato la sua casa. Lei e suo marito iniziarono a progettare un museo. Il progetto fu interrotto dalla morte improvvisa di Jack Gardner nel 1898. Ma il lutto non ferma la vedova Mrs. Gardner che va avanti da sola, acquisendo proprietà lungo le Fens, una parte di Boston appena sviluppata, e assumendo un architetto. Non volendo essere separata dalla sua collezione, aveva progettato l’edificio per includere sia gallerie museali che i suoi sontuosi alloggi. Possiamo anche ritenere che l’idea di una casa museo le fu ispirata da una visita a Milano presso il palazzo Poldi Pezzoli. Non fu certo difficile poiché enormemente ricca, costruire un museo modellato sugli edifici veneziani che ammirava tanto, avvalendosi di pezzi originali di un palazzo rinascimentale veneziano. Il grande palazzo a Fenway è stata la realizzazione del sogno di Mrs. Gardner per dare ai bostoniani la possibilità di sperimentare le opere dei grandi maestri.
Ad una festa privata per gli amici il giorno di Capodanno 1903, “Mrs. Jack” mise in scena un drammatico svelamento della sua nuova casa. I visitatori salirono un’ampia rampa di scale fino a un balcone, dove ascoltarono la musica della Boston Symphony Orchestra in un breve concerto. Poi una porta specchiata si aprì per rivelare il cortile interno, illuminato da lanterne di carta giapponesi, con le gallerie e gli ambienti espositivi. I giornali riportarono le reazioni stupefatte e ammirate dei suoi ospiti.
E fu proprio lei, Isabella Gardner, a scegliere la disposizione e l’esposizione di ogni opera d’arte per creare un senso di intimità tra lo spettatore e l’opera. Credendo che diverse forme di espressione artistica si valorizzassero a vicenda, ospitò concerti, spettacoli di danza e letture letterarie nel cortile centrale della casa- museo. Nel cortile, coperto da un tetto di vetro allora rivoluzionario, il giardino mediterraneo offriva per tutto l’anno piante coltivate in serre nella sua tenuta di 40 acri a Chestnut Hill.
Ancora in vita, Mrs. Gardner tenne il museo aperto al pubblico solo per diverse settimane in primavera e in autunno. Duecento biglietti al giorno erano disponibili al costo di un dollaro l’uno. Gardner monitorava i visitatori, seguendo la folla attraverso le gallerie o guardando da un balcone. Alla sua morte nel 1924, il suo testamento rivelò che Isabella Stewart Gardner aveva dotato il museo “per l’educazione e il godimento del pubblico per sempre.” Il museo che ha lasciato alla città rimane ancora oggi uno più grandi tesori culturali di Boston. Ed è proprio qui che potrete ammirare la famosa tela di Singer Sargent che la ritrasse con grande scandalo del marito!