Tutta la storia di Martha’s Vineyard in un museo a Vineyard Haven
Per tutti coloro che giungono sull’isola di Martha’s Vineyard, scoprire, esplorare e rafforzare il legame con quest’isola ed il suo patrimonio così diversificato è d’obbligo la visita a The Martha’s Vineyard Museum, situato nello storico edificio del 1895, il Marine Hospital a Vineyard Haven. Un tempo si chiamava Historical Society e si trovava a Edgartown, ma nel corso degli anni l’esigenza di spazi espositivi più grandi ha fatto sì che si trovasse una nuova sede per riunire tutte le collezioni, esporre ogni tipo di reperto, oggetti tridimensionali, documenti d’archivio, libri antichi, fotografie e dipinti. Il Museo sorge su quella che, per migliaia di anni, è stata terra Wampanoag. I ritrovamenti archeologici dimostrano che generazioni di nativi Wampanoag mantennero siti o campi stagionali in cima alle scogliere, raccogliendo pesci e molluschi dalla laguna, acqua dalle sorgenti vicine e cacciando animali dalle foreste circostanti. I coloni inglesi iniziarono a colonizzare l’area a metà del 1660, e presto costrinsero i Wampanoag a ritirarsi. Il Museo s’affaccia sul laghetto Lagoon Pond e sul canale Vineyard Sound a Tisbury. Lo si raggiunge in soli dieci minuti a piedi dall’imbarcadero della Steamship Authority di Vineyard Haven.
Tra le tante sezioni museali, One Island, Many Stories offre un’introduzione alla storia dell’isola organizzata in modo tematico. I visitatori sono in grado di scoprire la storia diversificata di Martha’s Vineyard attraverso le lenti di pesca, l’agricoltura, il cambiamento, il viaggio, la creazione, la fuga, e l’ appartenenza. Una mappa interattiva si trova al centro della mostra. Tutt’intorno, i panorami e i suoni isolani: imbarcazioni, attrezzi da pesca nonché sezioni degli storici muretti a secco di pietra che ancora fungono da recinzioni nei campi e nelle fattorie. Diari di bordo, intagli nell’osso di balena – scrimshaw – fotografie e bauli di viaggio sono tra gli oggetti che rappresentano la diverse culture e persone che si trasferirono sull’isola per farne la propria dimora. Il collegamento è implicito ovunque: da tutto il mondo e verso l’isola, tra i nativi indiani Wampanoag e la terra, i coloni e il mare e da una città all’altra.
Un padiglione di vetro ospita Flashes of Brilliance con la storia dei fari isolani e le famose Fresnel Lens del 1854 dello storico faro Gay Head Light. Ed è attraverso diverse lenti che il visitatore apprende le tante storie di Martha’s Vineyard. Ed è in questo luogo che ci si prende cura della preservazione degli antichi fari isolani: lo sapevate che ci si può sposare o organizzare una festa privata all’ombra di uno dei fari storici dell’isola? Sia il faro di East Chop che quello di Edgartown sono affittabili!
The Challenge of the Sea esplora le storie associate alla navigazione, al salvataggio e al meteo nei due canali d’acqua Vineyard e Nantucket Sounds, i più frequentati al mondo nel 19° secolo. Sono esposti sestanti, cronometri e mappe così come manufatti provenienti da relitti di navi locali come il piroscafo City of Columbus, che naufragò nel 1883.
La Doherty Hall ospita alcuni degli oggetti più grandi della collezione del Museo: baleniere e pescherecci, il carro funebre originale dalla città di Edgartown, il carrello del venditore ambulante Mayhew utilizzato per le consegne al General Store di Alley, una canoa hawaiana, tavole da surf, un kayak Erford Burt, il faro per la locomotiva dell’isola – Active – ed altri reperti storici.
All’esterno il Rose Styron Garden è un luogo di tranquilla contemplazione, adibito anche a spettacoli, seminari e conversazioni. Il giardino celebra l’approccio aperto alla vita intellettuale ed è stato creato dall’artista e scalpellino di fama mondiale Lew French. E’ uno spazio naturale e stimolante che invita i visitatori a fermarsi per poter, apprezzare il mondo circostante. C’é anche una scultura cinetica e interattiva che mostra come funziona l’energia solare: Sun-Bird dell’artista isolano Tim Laursen. La scultura è realizzata in acciaio inossidabile, bronzo e acciaio al carbonio, con un’ apertura alare di oltre due metri piedi. Il suo moto imita il volo di un uccello, alimentato dall’energia solare.